L’ORSO (il racconto di un socio)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il racconto di un nostro socio… “L’orso”

L’ORSO

Sono rientrato a casa da un’oretta, ho acceso il camino e la coperta termica; si’, proprio cosi’, nonostante il caldo africano di questi giorni, la sera nel paesino di montagna dove sto, in una casetta medievale, fa fresco e un po’ di calore ci sta bene. Ho mangiato un piatto di pasta e dato da mangiare al canetto ed adesso, con il camino acceso qui vicino, e il canetto che dorme in un angolo, vi racconto un’avventura.
In questi giorni sto in un paesino del Parco nazionale d’Abruzzo. Appena posso vengo qui, quando capita che posso per qualche giorno lavorare da casa, con il computer, libri e cellulari. Oggi tutta la giornata a casa, a lavorare, poi nel tardo pomeriggio, finalmente libero, sono andato a farmi un’escursione in montagna insieme al canetto. Per chi non lo sapesse, il canetto e’ uno schnauzer gigante nero di 6 anni, pesa sui 45 kg e quando si alza e’ piu’ o meno come me che sono 1,80.
Lasciata la strada asfaltata, per arrivare a dove comincia la gita circa 40 minuti con la jeep su carrarecce, tra monti e boschi, con il canetto che trotterella davanti alla macchina. Fermo la jeep che si sono fatte le 18.
La gita dura circa 3 ore per cui alle 21 conto di stare alla macchina, quando qui e’ quasi buio, ma ancora c’e’ un po’ di visibilita’.
Verso le 19,30 arrivo sulla cimetta che e’ la meta dell’escursione e, dopo un quarto d’ora passato a guardare il panorama intorno, mi decido a scendere. Sto in una zona tra le piu’ selvagge del Parco nazionale d’Abruzzo. Il sentiero che faccio a salire e scendere sara’ percorso forse da un paio di gruppetti di escursionisti al mese, non di piu’. A perdita d’occhio non si vede una casa, solo monti e boschi.
Il canetto rimane sempre vicino a me, non si allontana di piu’ di 4-5 metri. Non vede mai gli animali selvatici, sono sempre io il primo a vederli. Mentre scendo vedo un bel cervo maschio, con il palco gia’ formato, a una cinquantina di metri da me. Poco dopo vedo due femmine, mi hanno sentito e subito si vanno a rifugiare nel bosco.
Il sentiero ora passa in mezzo a un fosso tra due ripidi pendii di bosco fitto. Il canetto cammina proprio accanto a me. Appena fatta una curva del sentiero, vedo a una ventina di metri da me, sul sentiero, una sagoma scura, marrone, imponente: UN ORSO.
E’ tutto intento a mangiare l’erba su uno dei due pendii che fiancheggiano il fosso dove passa il sentiero, ci volge le spalle, NON CI HA VISTO.
Mi blocco immediatamente, fermo anche il respiro, mi accorgo che anche il canetto si e’ reso conto della presenza dell’orso e si e’ immobilizzato anche lui, teso.
Senza starci a pensare su, mi giro facendo attenzione a non fare il minimo rumore e quatto quatto (ma assai spedito), torno sui miei passi, risalendo il sentiero e girando la curva in modo da essere il prima possibile fuori dalla visuale dell’orso.
Il canetto non ha mostrato nessuna voglia di manifestarsi all’orso. Anche lui si e’ girato senza il minimo rumore, coda bassa, e anche lui quatto quatto, accanto a me, un pochino tremebondo, ha risalito il sentiero, spedito ma anche con grande cautela per non farsi sentire. Lui di solito se incontriamo qualche escursionista (cosa che accade meno di una gita su 10, dato che frequentiamo sempre i posti piu’ selvaggi) fa proprio il bullo, gli abbaia con la coda bella dritta e una postura minacciosa. Poi io lo sgrido e allora smette. In questa occasione e’ invece tutto teso a mimetizzarsi. Mentre risaliamo il sentiero ogni tanto mi osserva con fare interrogativo.
Per quel che mi riguarda, intanto: non mi batte forte il cuore e non sudo freddo. Penso solo a scappare (cautamente).
Fatti una ventina di metri in “ritirata” e usciti fuori dalla visuale dell’orso, dietro la curva, mi fermo a riflettere. E il canetto si ferma accanto a me e si guarda tutto intorno, chiaramente sta pensando a possibili vie di fuga.
L’orso non ci ha ne’ visti ne’ sentiti, sta continuando a mangiare. Penso questo non perche’ mi sia mai girato indietro a guardare durante la “ritirata” ma perche’ non ho sentito ne’ sento il minimo rumore. Deduco quindi che e’ ancora fermo li’. Ora comunque non sono piu’ in grado di vederlo.
Che dobbiamo fare? Sono le 20,30. Proseguendo sul sentiero, dove c’e’ l’orso, in meno di mezz’ora sarei alla macchina. Se torniamo indietro risalendo il sentiero e allontanandoci dall’orso, fra mezz’ora sara’ buio, anche prima perche’ il sentiero passa nei boschi. Dovremmo poi svalicare, al buio, e per raggiungere la prima strada asfaltata o il primo paese ci vogliono almeno 5 ore di cammino. Tra l’altro di notte nei boschi del Parco nazionale circolano gli animali selvatici che il giorno restano rintanati e potremmo incontrare altri orsi o lupi o gruppi di cinghiali, senza poterli vedere se non all’ultimo momento. Ho la frontale e una torcia manuale pero’ la prospettiva di 5 ore di cammino al buio nei boschi non mi attira proprio.
Decido di far sentire all’orso la mia presenza, sperando che si allontani. Allora tossisco con forza, non voglio urlare per non innervosirlo, vorrei che sentisse che ci siamo ma non rappresentiamo per lui una minaccia, cosi’ spero che si allontani, senza volerci minacciare a sua volta.
Appena tossisco il canetto ritrova tutto il suo coraggio, petto in fuori, coda dritta e incomincia ad abbaiare. Io tossisco di nuovo e il canetto abbaia di nuovo.

Ora e’ la prova della verita’. Se l’orso e’ irritato e vuole minacciarci, da un momento all’altro lo vedro’ spuntare dietro la curva. Sono molto preoccupato. In questo sentiero ci sono solo due possibilita’, o si va avanti o indietro, i fianchi del fosso sono troppo ripidi e fitti di bosco per pensare ad alternative.
Tossisco ancora, e il canetto abbaia. L’orso non si vede arrivare. A questo punto cerco di farmi coraggio e, legato il canetto al guinzaglio, mi faccio nuovamente avanti sul sentiero, verso la curva dietro la quale c’e’ l’orso. Ho legato il canetto perche’ quello e’ capacissimo, ora che ha ripreso coraggio, di andare contro l’orso, se l’orso fosse ancora dietro la curva, minacciarlo, provocarlo, e poi quando quello si infuria e lo insegue, il canetto verrebbe a rifugiarsi dietro le mie gambe, lasciando me in prima linea a fronteggiare l’orso.
Mi avvicino alla curva. Ora il cuore batte forte. Eccomi a superare la curva, si apre la visuale: l’orso non c’e’ piu. Un mega sospirone di sollievo. Il canetto, vista l’assenza dell’orso, raddrizza ancora di piu’ la coda e si sente proprio un leoncino.
Continuo a scendere piano piano sul sentiero. In quel momento sento a pochi metri da me, 5-6 metri, non di piu’, sul pendio sopra il sentiero, proprio sopra di me, lo spezzarsi di rami. L’ORSO E’ LI’. E’ sopra di me, a pochi metri, nel bosco fitto. Il cuore ricomincia a battere. Anche il canetto riabbassa la coda e sgonfia il petto.
Guardando nella direzione da dove era provenuto il rumore, dove era l’orso, piano piano, proseguo nello scendere il sentiero, cercando di allontanarmi dall’orso, con il timore che lui, sentendosi minacciato essendo cosi’ vicini, da un momento all’altro possa gettarsi fuori dai rami e balzare verso di me.
Passo dopo passo, mi sto allontanando, il respiro riprende un po’ piu’ normale, il canetto sempre circospetto, anche lui guarda verso il bosco dove e’ l’orso. Siccome la scalogna arriva sempre quando non dovrebbe, mi si slaccia uno degli scarponi, cosa che non accade mai. Che faccio adesso, se mi chino a riallacciarlo l’orso puo’ interpretare il fatto che mi abbasso come un segnale di debolezza e essere indotto ad attaccare. Decido che e’ meglio se mi tengo il laccio slacciato e,rischiando di inciampare ad ogni passo, proseguo nel circospetto allontanamento dall’orso. Non gli devo assolutamente far credere che sto scappando perche’ anche questo lo potrebbe indurre ad attaccare. Passo dopo passo, un metro, due, cinque, l’orso e’ li’ immobile, non sento nessun rumore, mi sto allontanando… .dieci metri, dodici, E’ FATTA. Mi chino ad allacciare lo scarpone. Riprendo ad allontanarmi, ora un po’ piu’ velocemente, senza pero’ mai dare le spalle all’orso. Venti metri, venticinque. E’ ANDATA.
Alle 9 sto alla macchina, 40 minuti di jeep con il canetto che trotterella davanti a me e poi la strada asfaltata e a casa.

Fine giugno 2012 Paoloemme